Trani

Il viaggio in Puglia è durato 6 giorni ed è stato il proseguimento di un on the road cominciato in Basilicata. Da Taranto a Lecce, passando per Bari fino ad arrivare alle Isole Tremiti, alla guida della mia macchina con a bordo una tenda e lo stretto necessario per scoprire i lembi nascosti di questa bellissima regione.

GIORNO 1 - Taranto

TARANTO

Questa mattina ho partecipato ad una escursione per avvistare i delfini dalle 9.30 alle 14.00 (link al reportage). Prima di arrivare al punto di avvistamento, l’equipaggio del gommone ci ha fatto fare una sosta bagno all’Isola di San Paolo. Questa, insieme all’Isola di San Pietro, costituiscono le Isole Cheradi, entrambe a circa 6 km dalla costa e facenti parte del demanio militare. Alla fine del ‘800, infatti, divennero

Nell’Isola di San Paolo, verso la fine del 1700 Napoleone Bonaparte costruì una fortificazione a difesa della città che divenne per lui avamposto nel Mediterraneo. A fine ‘800 dopo l’Unità d’Italia, le isole diventarono l’avamposto di difesa della base navale costruita a Taranto.

Nel pomeriggio ho fatto un giro per Taranto Vecchia camminando vicino ai resti del Tempio Greco Arcaico e addentrandomi per i vicoli nascosti. Qui ho incontrato un simpatico signore dall’aria bonaria che gestisce una bottega di antiquariato. Si definiva il “creativo” passando le sue giornate da pensionato a fabbricare chincaglierie con gusci di cozze e simili. Si è offerto di farmi vedere alcuni angoli nascosti che da sola non avrei mai visto: resti di colonne romane, capitelli antichi usati per costruire le mura delle case, portoni sormontati da figure gotiche.

Ho terminato il giro fotografando murales che sono apparsi dal nulla tra le viuzze di Taranto Vecchia.

GIORNO 2 - Lecce, Ostuni, Alberobello

LECCE

Lecce conta circa 100 mila abitanti. E’ una città antica, è stata fondata nell’VIII sec AC dai messapi, un popolo greco a cui si deve la fondazione anche di Gallipoli e Otranto. Durante la sua lunghissima storia tanti popoli dominarono Lecce tra cui greci, romani, bizantini, normanni, svevi…questo perché il tacco d’Italia era il ponte verso Oriente. Tuttavia la Lecce che ho approfondito in questa giornata è stata quella spagnola, nel 1496 Alfonso II d’Aragona si insediò nel Regno di Napoli e nella città spagnola esplose il barocco leccese, la cui particolarità veniva dalla pietra delle cave adiacenti. Appartenente al gruppo delle calcareniti, appena scavata è talmente carica di umidità che si presta bene ad essere lavorata.

PIAZZA SANT’ORONZO 

Ho iniziato la passeggiata da Piazza Sant’Oronzo, il cuore della città, dove si trovano i resti dell’Anfiteatro Romano. Ad oggi solo un terso dei resti è in superficie. La costruzione è datata intorno all’età augustea o giulio-claudia (fine del I secolo AC – metà del I secolo DC). Passeggiando per la piazza, in terra è visibile il simbolo della città: la lupa che allatta (simbolo di fertilità), il leccio (la fortezza) e la corona (l’onore). Leggenda vuole che nessuno pesti mai questa raffigurazione perché si pensi porti sfortuna.

CHIESA DI SANT’IRENE

La Chiesa di Sant’Irene è una delle più belle chiese di Lecce. Fu costruita intorno al XVII. Nel 1600 si contavano 36 conventi e oltre 100 chiese, che in quel particolare contesto storico rappresentavano non solo il potere religioso ma erano veri e propri centri di potere politico ed economico. In quel momento era in vigore la legge del maggiorascato, ovvero il primogenito maschio ereditava tutta la proprietà della famiglia, gli altri figli erano destinati alla carriera ecclesiastica o militare. Questo il motivo di così tanti conventi. Inoltre nella prima metà del 1500 c’era stata la Riforma di Martin Lutero in Germania, a cui la Chiesa aveva risposto con il Concilio di Trento (1545-1563) da cui era emerso il principio fondamentale: l’arte al servizio della Chiesa. Attraverso l’arte si doveva dimostrare che la vera Chiesa era quella cristiana. Il barocco, un’arte ricca e sfarzosa divenne un’arte di propaganda e gli stessi ordini monastici entrarono in competizione nella costruzione di cattedrali e chiese lussuose. Sant’Irene è stata la patrona di lecce dall’inizio della cristianità fino al 1658, fino a quando un vescovo la sostituì con tre uomini: Oronzo, Giusto e Fortunato, che tuttora rappresentano i santi della città.

BASILICA DI SANTA CROCE 

Sbucando da una via stretta si apre a poco a poco la facciata di Santa Croce, una delle 36 chiese di Lecce. I monaci celestini la costruirono tra il 1500 e il 1600. Quello che colpisce a prima vista è il rosone circondato da foglie di acanto. L’architetto che la progettò si chiamava Cesare Penna che si è autoritratto sulla facciata: seguendo la foglia in basso a sinistra del rosone si può distinguere il profilo dal naso pronunciato dell’artista.

MUSEO ARCHEOLOGICO FAGGIANO

Si tratta di un museo privato dalla storia alquanto unica. La casa in cui è allestita fu acquistata dalla famiglia Faggiano nel 1984 per poi essere messa in affitto fino al 2000. In quell’anno, con l’idea di trasformarla in un bar, ma essendoci molta umidità, la famiglia insieme a 3 figli iniziò a smantellare il pavimento con l’intento di cambiare le tubature. Durante i lavori furono rinvenuti cocci appartenenti ai romani e altre reliquie di popoli che passarono di qui. Ignari che si trattasse di reperti archeologici, la famiglia continuò con le lavorazioni finché un giorno arrivò la finanza rischiando di incriminare i Faggiano per traffico illecito di beni archeologici. Una volta appurata la buona fede della famiglia, quest’ultima poté continuare gli scavi in presenza di un’archeologa della sovrintendenza decidendo di finanziare a proprie spese. Gli scavi durarono 7 anni alla fine dei quali furono rinvenuti 4000 reperti. La maggior parte di questi sono ora nelle cantine del Museo Provinciale del Castello in attesa di essere catalogate. Mentre quelli rimanenti sono visitabili al museo.

OSTUNI

viaggio in puglia: ostuni
viaggio in puglia: ostuni
viaggio in puglia: ostuni

ALBEROBELLO

viaggio in puglia: alberobello
viaggio in puglia: alberobello
viaggio in puglia: alberobello
viaggio in puglia: alberobello

GIORNO 3 - Bari, Polignano a Mare

BARI

Questa mattina mi sono unita ad un tour organizzato a Bari Vecchia, alla scoperta di simboli e monumenti che rappresentano la storia e le tradizioni di questa città.

PIAZZA DEL FERRARESE

Piazza del Ferrarese è stata la prima tappa. Si tratta di una delle piazze più importanti di Bari dal momento che unisce la città vecchia con la città nuova. Fino al 1813 qui sorgeva l’antica porta di accesso che si collegava all’antico circuito murario della città di cui una parte è andata distrutta quando sono iniziati i lavori di costruzione della città nuova durante la dominazione francese di Gioacchino Murat, cognato di Napoleone Bonaparte. La costruzione del nuovo quartiere si rese necessaria perché nel 1800 le dimensioni della città medievale non erano più idonee alle esigenze della popolazione. Se l’antica cittadina era un labirinto di stradine strette e articolate, la città ottocentesca aveva una struttura reticolare a scacchiera.

PIAZZA MERCANTILE 

Era l’antica piazza del mercato di Bari dove sorgeva uno dei porti della città. Non era presente un lungo mare costruito negli anni 30 del 900. Fino a quel momento la muraglia era lambita dal mare e il porto si affacciava direttamente a ridosso delle mura. Lì si trovava la dogana, quindi le merci arrivavano direttamente dal porto e venivano smerciate e vendute all’interno della piazza dove si aprivano bancarelle, botteghe degli artigiani e dei mercanti. Ma questa non era solo la piazza del mercato, non era solo il cuore dell’economia barese, ma anche il centro della politica e dell’amministrazione, perché qui si trovava il palazzo del governo chiamato anche palazzo del sedile. Il palazzo originario fu realizzato nel suo primo nucleo nella metà del ‘400, poi con il tempo sono state fatte una serie di aggiunte come la torre del 1600 e il loggiato superiore con le 3 arcate  del 1700. Si è trattato di una storia di sovrapposizioni e ri-funzionalizzazioni perché si decise di spostare il palazzo del governo tra fine ‘700 e inizio ‘800 e di utilizzare la struttura come teatro. Oggi Piazza Mercantile come Piazza del Ferrarese è un punto di ritrovo per i giovani. Questo grazie all’impegno, da circa una trentina d’anni, di rinascita della città vecchia. Fino agli anni 90 l’accesso alla città vecchia era complicato e il quartiere nelle mani della criminalità organizzata. Grazie a lavori di risanamento, sia urbanistici che di attività sociali, è stato possibile riaprire le porte di quest’area a tutti gli abitanti di Bari nonché ai turisti.

Sempre in Piazza mercantile si trova uno dei monumenti simbolo della città: la colonna della giustizia, ovvero una colonna che si erge solitaria ai piedi della quale è seduto un leone. Veniva anche chiamata anche colonna dell’infamia e aveva la funzione di gogna pubblica: i criminali vi venivano legati ed esposti in pubblico. Fu posizionata qui nella prima metà del 1600 durante la dominazione spagnola, però i 2 pezzi, il leone e la colonna, sono molto più antichi e risalgono all’epoca romana.

STRADA PALAZZO DI CITTA’

Così chiamata perché fu proprio qui che venne spostato l’antico palazzo del sedile. Ed è la strada che ancora oggi unisce Piazza Mercantile, cuore dell’economia cittadina, alla Basilica di San Nicola, il centro religioso più importante. L’importanza di questa strada, a partire dalla seconda del 1400, fu dovuta al fatto che molte famiglie nobili decisero di trasferirsi qui, tra queste Isabella d’Aragona, duchessa di Bari alla fine del 1400 e la Famiglia Tanzi di cui si può ancora visitare il cortile al civico 54. All’entrata del palazzo c’è una scritta in latino che recita INGREDERE HAS AEDES / QUISQUIS ES AMICUS ERIS, chiunque entra all’interno del palazzo è considerato nostro amico.

Continuando lungo la Strada una tappa al Panificio Fiori è doverosa. Insieme al Panificio Santa Rita rappresenta il posto più famoso di Bari in cui assaggiare la rinomata focaccia barese.

BASILICA DI SAN NICOLA

San Nicola è il Santo Patrono di Bari, visse tra il II e il III DC e fu vescovo di Myra città della Turchia. Durante la sua attività si operò molto per l’unità della chiesa, divenendo simbolo dell’ecumenismo, ovvero dell’unità della chiesa cattolica e ortodossa. Per questo era molto venerato sia a Bari, sia in altri stati come la Russia il cui zar, agli inizi del’900, fece costruire una chiesa dedicata a San Nicola per i pellegrini russi a Bari. Nella città vecchia sorgono 24 chiese che accolgono comunità ortodosse, questo perché Bari divenne col tempo crocevia di popoli orientali.

La storia che portò San Nicola a diventare patrono di Bari è particolare. Nel 1087 la città era stata da poco conquistata dai normanni, popolo del nord Europa che aveva cacciato dal sud Italia i Bizantini. Si trattava di una cultura completamente diversa e al loro arrivo, nel 1071, per affermare la propria potenza necessitavano di una nuova identità. Nel paniere dei santi ambiti in quel periodo vi era San Nicola. Per cui nel 1087, 62 marinai insieme ad alcuni preti si recarono a Myra, rubarono le reliquie del santo portandole nel monastero benedettino e nel giro di 2 anni fu costruita la cripta che tuttora le ospita. Una cosa importante del culto di San Nicola è la diffusione del culto legato ai suoi miracoli. Tra questi la resurrezione di tre bambini uccisi dall’oste. Si è raffigurata così San Nicola come protettore dei bambini da cui prese luogo la leggenda di Santa Claus (Babbo Natale).

CRIPTA – La cripta è la parte più antica della Basilica che fu consacrata nel 1089, 2 anni dopo l’arrivo delle reliquie di San Nicola. Le colonne da cui è formata sono tutte diverse le une dalle altre. Leggenda narra che l’ultima colonna fu posizionata la notte prima dell’inaugurazione da parte dello stesso santo. Per questo viene considerata miracolosa e al momento è conservata in una gabbia di ferro in un angolo della cripta. Tra i vari miracoli di San Nicola c’è quello di aver regalato la dote a tre povere fanciulle affinché potessero sposarsi. Secondo una tradizione le ragazze che intendono sposarsi ma non trovano marito nel giorno della festa di San Nicola, il 6 dicembre, devono fare 3 giri intorno alla colonna per vedere esaurito il loro desiderio.

CATTEDRALE

La Cattedrale di Bari è dedicata a San Sabino e alla Madonna Assunta. San sabino fu vescovo di Canosa, vissuto nella prima metà del VI sec DC e le sue reliquie arrivarono a Bari nello stesso modo di quelle di San Nicola. Si trattava di una pratica diffusa nel Medioevo. Anche le reliquie di San Marco a Venezia furono rubate ad Alessandria d’Egitto. Sul portale sono rappresentati la Madonna Assunta al centro, San Nicola e San Sabino ai lati. Tra le tante caratteristiche della chiesa degno di nota è il ROSONE che fu oggetto di restauro negli anni 30 del ‘900 in seguito ai lavori complessivi volti a riportare la chiesa al suo aspetto medievale. Il problema è che in quegli anni non si aveva idea di come potesse essere il rosone nel medioevo. Per cui l’architetto dell’epoca ebbe un’intuizione, ovvero quella di ricopiare e riproporre in facciata lo stesso rosone realizzato a mosaico davanti all’altare. Questo non destò grandi riflessioni fino ai primi anni del 2000 quando, per puro caso, ci si rese conto che il 21 di giungo la luce del sole entrando dalla finestra del rosone andava a combaciare perfettamente con il rosone di fronte all’altare.

LARGO ALBICOCCA

È una piazza caratteristica della città perché ci permette di raccontare uno spaccato di vita quotidiana fuori dai vicoli più popolati di Bari. Si tratta di una parte antica in cui si sono conservati esempi di case medievali completamente diverse dai palazzi visti in Strada Palazzo di Città. Ci sono palazzi gialli, celesti, rosa, si tratta di singole abitazioni che si sviluppano a torre, con la cucina al piano terra e le camere ai piani superiori. Questo ha ricadute sullo stile di vita dei cittadini perché la porta è anche finestra. Di conseguenza nei giorni di calura estiva la vita quotidiana si trasferisce all’esterno e le strade diventano parte integrante della casa, qui si mangia, si cucina, si tiene pulito. Tutto ciò incide sulle relazioni sociali perché i vicini diventano quasi membri della famiglia e ciò permette di mantenere vive tradizioni che altrimenti si sarebbero perse con gli anni. Questa piazza è chiamata anche PIAZZA DEGLI INNAMORATI perché secondo una tradizione qui ‘cera un albero di albicocche dove i ragazzi venivano per raccogliere albicocche per le loro fidanzate.

CASTELLO NORMANNO-SVEVO DI BARI

Lo fondarono i normanni nel 1132, gli stessi che portarono le reliquie di San Nicola a Bari. Tutte le altre dominazioni che arrivarono la riutilizzarono: normanni, svevi, angioini, aragonesi, spagnolo borbonici. Il nucleo originario doveva essere solo una specie di L; durante l’epoca sveva furono costruite le torri; gli angioini rinnovarono gli interni; gli aragonesi lo usarono come struttura militare. Nel 1500 quando Isabella d’Aragona arrivò a bari decise di abitarci ristrutturando interni ed esterni e facendo aggiungere la cinta muraria per proteggere la città dai colpi di arma da fuoco. Durante il periodo spagnolo fu usato come caserma e nel 1800 divenne una prigione con la torre dei minorenni per ospitare i ragazzi di età inferiore ai 21 anni. Attualmente ospita Museo del Castello di Bari.

Nei pressi del castello inizia STRADA CO’ BASSO rinominata strada delle orecchiette per l’usanza delle signore di cucinare per strada.

POLIGNANO A MARE

Nel pomeriggio ho fatto un giro a Polignano a Mare. Dall’affaccio del centro storico si può godere la vista di una delle spiagge più gettonate di questo borgo: Cala Porto, conosciuta anche come Lama Monachile, una lingua di spiaggia ciottolosa che si getta nelle acque verde cristallino. Visto l’affollamento ho optato per un altro posto: Cala Paura, una profonda insenatura a ciottoli dove ho trascorso qualche ora prima di rientrare al camping.

Cala Porto
viaggio in puglia: polignano a mare
viaggio in puglia: polignano a mare
Statua Domenico Modugno

GIORNO 4 - Trani, Saline Margherita di Savoia, Vignanotica

TRANI

Ed è la sera il momento che preferisco. Il sole saluta timidamente il cielo. Da lontano la città accende le sue luci. La morte e la rinascita nel suo continuo susseguirsi. Sugli scogli a picco sul mare, ci sono tre pozzanghere. In prospettiva  una grande, una media e una piccola. Tre specchi d’acqua che risplendono di rosa, gli ultimi raggi di sole durante il tramonto. Si alza l’alta marea, le onde si sbattono violentemente sugli scogli, le increspature delle onde formano piccoli banchi sulla riva. Si proiettano in avanti infrangendosi violentemente sulla roccia per poi ritrarsi verso l’interno. Arriva il buio, è nuvoloso, ad illuminare c’è solo la luna che forma un velo chiaro e opaco tutt’intorno. Alcune persone se ne vanno. Altre restano per una birra. L’atmosfera è magica.

Questa mattina ho fatto un giro a Trani, la città slow. Sono arrivata verso le 9.00 e nel parco in cui sono passata c’erano persone che si muovevano a ritmo di musica seguendo il maestro. Volgendo lo sguardo verso il mare, pescatori solitari tendevano la lenza in mare aspettando tranquillamente che il pesce abboccasse. Ho fatto il giro della cittadina passando per il Fortino di S.Antonio, la Cattedrale, il Castello Svevo e la Sinagoga.


SALINE MARGHERITA DI SAVOIA, TRANI

Ho ripreso il viaggio in Puglia in direzione nord. Ho costeggiato la riserva naturale Margherita di Savoia, famosa per le saline più grandi d’Europa. Non ho prenotato una visita guidata, motivo per cui sono scesa dalla macchina per fare qualche fotografia al paesaggio che appare quasi incantato: enormi cumuli di granuli bianchi che si affacciano su un uno spettro d’acqua rosa.

Dopo qualche scatto sono ripartita con l’intenzione di raggiungere Baia delle Zagare, 1.40 circa di strada. Considerando che è una spiaggia privata e il comune di Mattinata rilascia solo 30 pass al giorno, quando sono arrivata verso le 12.30 non c’erano più posti disponibili. Il custode del parcheggio mi ha consigliato di andare a Vignanotica, poco più avanti e così ho fatto. Avrei potuto prendere un sentiero di trekking per arrivarci ma visti i tempi stretti ho preferito parcheggiare lì vicino a 10 euro e fare solo l’ultimo tratto a piedi. Si tratta di una spiaggia circondata da  falesie bianche che si allargano sul mare per oltre 900 metri, con un’altezza superiore a 100 metri. La spiaggia ciottolosa, i colori cristallini del mare e il bordo superiore delle falesie contornato dalla Macchia Mediterranea, le conferiscono un aspetto selvaggio ed è molto gettonata in estate con turisti che partono in barca dalle coste circostanti per raggiungerla.

Dopo essermi rilassata qui per tutto il pomeriggio ho continuato il viaggio in Puglia dirigendomi a Vieste, al Camping Baia degli Aranci. Lì ho parcheggiato la macchina e montato la tenda. Sono andata poi sugli scogli a picco sul mare da cui sto scrivendo sapendo che domani mi aspetterà una nuova avventura in giro per le Isole Tremiti.

GIORNO 5 - Isole Tremiti

ISOLE TREMITI

Questa mattina ho visitato le Isole Tremiti, un Arcipelago composto da 5 isole: San Domino, San Nicola, Capraia, Cretaccio e Pianosa. Sono scesa su due di queste: San Domino e San Nicola, che restano quelle abitate. Ho potuto ammirare da lontano Cretaccio e Capraia che sono disabitate. Mentre Pianosa, la più distante da Vieste (circa 40 km dalla costa) è riserva marina integrale, di conseguenza entro i 500 metri dall’isola vige il divieto di approdo, di navigazione e di pesca. Di seguito un video che racconta le loro bellezze.

GIORNO 6 - Vieste

VIESTE

Prima di riprendere il cammino verso casa e concludere un altro viaggio, passo la mattina a girovagare tra i vicoli di Vieste, la città dell’amore. Leggenda narra che il famoso monolito bianco d i 25 metri detto Pizzomunno, fosse in realtà un giovane pescatore che in tempi lontani si innamorò perdutamente di una bella fanciulla di nome Cristalda. Una sera mentre i due attendevano il tramonto in riva al mare, le sirene, gelose della relazione, aggredirono la ragazza trascinandola nella profondità delle acque. La mattina successiva i pescatori trovarono il giovane Pizzomunno trasformato dal dolore nel monolito che possiamo ammirare ancora oggi. La leggenda è stata incisa anche nella scalinata che collega il corso principale con il borgo antico.

Saluto questa magnifica terra. Respiro un altro po’ l’area di mare, prima di salire in macchina e veder scorrere dal finestrino la macchia mediterranea che popola il promontorio del Gargano. 

viaggio in puglia: polignano a mare