foro romano

Le mura vaticane

Avvicinandoci al Vaticano troviamo le mura di difesa esterne. Nel corso dei secoli furono costruite due cinte murarie.

Le Mura Leonine sono la fascia più interna, Papa Leone IV ne ordinò la costruzione nel IXDC a seguito del saccheggio della Basilica di San Pietro da parte dei saraceni nell’846. Era la prima volta che un esercito straniero violava il cuore della cristianità

Le Mura Vaticane sono la fascia più esterna e furono costruite dopo il sacco di Roma del 1527 da parte dei lanzichenecchi, capitanati da Carlo V d’Asburgo. L’obiettivo era di rafforzare le mura leonine e difendere la Basilica di San Pietro e il Colle Vaticano. Oggi rappresentano i confini dello Stato Vaticano. Ma nel XVI secolo servivano a proteggere il cuore del papato con un territorio che si estendeva dal Lazio all’Emilia Romagna.

Con la proclamazione del Regno d’Italia nel 1861 e in seguito Roma a capitale nel 1870, lo Stato Pontificio perse i suoi territori. Ne conseguì l’ interruzione dei rapporti con il Regno per circa 60 anni fino al 1929, anno dei Patti Lateranensi in cui l’Italia riconobbe Città del Vaticano come stato indipendente.  

Avvicinandoci all’entrata notiamo che due statue sormontano il portale di travertino del 1929. Si tratta di due artisti, protagonisti delle bellezze pittoriche dei Musei Vaticani: Michelangelo e Raffaello. Le due figure si trovano ai lati di uno scudo, che in cima ha una tiara papale e le chiavi che Gesù ha consegnato a San Pietro nel momento di fondazione della Chiesa.

Papa Sisto IV e Papa Giulio II

Quando entriamo al Vaticano visitiamo i musei, perché si tratta di un complesso architettonico vario costituito da gallerie, collezioni di famiglia, appartamenti del papa, Cappella Palatina. Tutto ebbe inizio con il Papa Sisto IV (1414-1484). Sia lui che il nipote Giulio II, suo successore, facevano parte della Famiglia ligure Della Rovere. Lui fu l’artefice della prima biblioteca vaticana, ma anche il committente della Cappella Sistina. Demolì la Cappella Palatina e ne costruì una più grande come fortezza, un luogo di protezione per il pontefice prima di fuggire a Castel Sant’Angelo.

Nel corso degli anni la Cappella Sistina si è trasformata in uno scrigno di bellezze. Due generazioni di pittori furono impegnati in quest’opera. La prima erano il gruppo dei pittori fiorentini del rinascimento guidati dal Perugino, come Botticelli e Ghirlandaio. Si trattava di pittori inviati da Lorenzo il Magnifico a Roma come simbolo di pace rinnovata dopo gli scontri avuti con Papa Sisto IV. Giulio II, nipote di Sisto IV ricoprì la carica papale dal 1503 al 1513. Conosciuto come il “papa guerriero” o “papa terribile” per la sua politica militare volta a riaffermare il potere papale su città come Perugia e Bologna e contro Venezia, volle Michelangelo ad affrescare la volta della Cappella Sistina.

Il genio di Michelangelo

Michelangelo nacque a Caprese, Arezzo, nel 1475 e morì a Roma nel 1564. I suoi quasi 90 anni di vita possono essere suddivisi in 3 momenti artistici principali. Nel primo periodo si dedicò completamente alla scultura. Dai 30 ai 60 anni divenne un grande pittore. Dai 60 ai 90 anni si occupò maggiormente di lavori di architettura a Roma.

Dopo aver trascorso alcuni anni nella Bottega del Ghirlandaio si trasferì al Convento di San Marco, in cui c’era una scuola di artisti finanziata e sponsorizzata dai Medici. Lorenzo il Magnificò notò la sua bravura e lo accolse nella propria casa facendolo crescere con il figlio, suo coetaneo. Quando Lorenzo de’ Medici morì nel 1492, Michelangelo aveva 17 anni. Poco dopo scolpì il Cupido Dormiente, e fu vittima di un raggiro. Questa statua in marmo infatti fu artificiosamente invecchiata e venduta come reperto archeologico al potente cardinale Raffaele Riario. Questo gravitava intorno alla Famiglia Della Rovere e, una volta scoperta la truffa, volle conoscere Michelangelo personalmente e introdurlo come artista nello stato pontificio.

Michelangelo andò a Roma ed è qui che iniziò la sua grande avventura. A soli 20 anni scolpì La Pietà.  Ci vollero 2 anni per terminare l’opera. Dal momento che era agli inizi della carriera preferì firmarla. La fascia sul manto di Maria riporta la dicitura in latino MICHEL.A[N]GELVS BONAROTVS FLORENT[INVS] FACIEBAT “Lo fece il fiorentino Michelangelo Buonarroti”.

Dopo di che tornò a Firenze dove gli alti ranghi della società gli commissionarono la statua del Re David, simbolo della potenza fiorentina. Nel 1504, a lavori quasi ultimati, una commissione composta anche da Sandro Botticelli, Leonardo Da Vinci, Pietro Perugino, Davide Ghirlandaio, dovette decidere dove collocarla. Prevalse la posizione all’aperto e ben visibile vicino a Palazzo Vecchio. Perse quella di Leonardo Da Vinci, che avrebbe preferito una posizione più defilata in una nicchia di Loggia della Signoria. Leonardo era ancora molto conservativo e chiuso di fronte ad un Michelangelo che stava iniziando a rivoluzionare gli assiomi del Rinascimento.  

Nel frattempo a Roma Giulio II Della Rovere era divenuto papa. Nel 1505 chiamò Michelangelo per affidargli la costruzione del suo monumento sepolcrale. Si trattava di realizzare una grande camera marmorea con 40 statue. In realtà il progetto non venne mai sviluppato in accordo al piano iniziale.  Nel 1545 solo 7 statue erano state realizzate di cui 3 di Michelangelo e solo una per cui venne ricordato: il Mosè.

Giulio II interruppe il progetto del sepolcro perché volle dedicarsi alla costruzione di una basilica grande per cui poter essere ricordato per l’eternità, la Basilica di San Pietro. Diede avvio al progetto nel 1506, anche se si concluse nel 1626 sotto il pontificato di Papa Urbano VIII. Fu edificata sui resti di quella pre-esistente, la basilica costruita da Costantino nel IV secolo. Giulio II richiamò a Roma Michelangelo, questa volta per far affrescare la volta della Cappella Sistina. Fino a quel momento Michelangelo aveva fatto solo un dipinto: il Tondo Doni. A Roma gravitavano ancora pittori rinascimentali come Raffaello, Bramante, Pinturicchio. Ma il papa voleva Michelangelo e l’artista, che fino a quel momento ero noto come scultore, iniziò a sperimentarsi come pittore.

La Cappella Sistina

Michelangelo montò il ponteggio a 25 metri di altezza con il quale eseguire i lavori. Utilizzò la TECNICA DELLA PITTURA A FRESCO: qualcuno dei suoi aiutanti stendeva l’intonaco e nelle 12 ore successive occorreva disegnare le figure, chiamati CARTONI, e dipingerle. Ogni cartone rappresentava una giornata di lavoro. Michelangelo fu impegnato dal 1408 al 1412 nella  pittura della Creazione di Adamo attraversando una vera e propria metamorfosi del suo stile pittorico.

La genesi si compose in 9 scene rettangolari che possiamo raggruppare in 3 set. Il primo gruppo riguarda la creazione dell’ambiente, dell’universo, dei pianeti, la divisione della luce dall’oscurità. Il secondo racchiude le 3 scene centrali fondamentali per l’umanità: la creazione dell’uomo, della donna, il peccato originale e l’espulsione. Infine abbiamo l’ennesimo peccato con il diluvio universale.

Michelangelo iniziò con il diluvio universale. Dopo un anno e mezzo di lavori ci fu la prima verifica a cui partecipò il pontefice e Raffaello, che contemporaneamente stava pitturando qualche metro più in là l’appartamento di Giulio II. Michelangelo si rese conto che nonostante l’impegno e le figure fatte fossero bellissime, ciò che aveva disegnato era troppo piccolo per poter essere ammirato dal pavimento. Così iniziò a cambiare la sua modalità di pittura. Cominciò a disegnare meno figure ma più grandi. Si trattava di soggetti rappresentati non più in maniera bidimensionale ma tridimensionale. Inoltre reinterpretò la stessa creazione di Adamo, ovvero l’uomo creato da una scossa elettrica che passa da Dio creatore ad Adamo. Si spinse oltre: rappresentò uno dei putti che reggeva Dio con il posteriore nudo. E questo non era mai accaduto nella storia dell’arte religiosa. Per concludere il lavoro firmò la sua opera ritraendosi lui stesso tra le figure. E’ appoggiato sul gomito, con la testa chino sulla mano destra a riflettere. E’ l’unico dei profeti ad avere gli stivali, le altre figure hanno tutti i piedi nudi perché sono santi. Raffaello, in onore di Michelangelo, rappresentò quest’ultimo alla stessa maniera tra i dipinti che stava facendo per conto di Giulio II.

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Creazione di Adamo, Cappella Sistina
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Giudizio Universale, Cappella Sistina

Quando terminò la Creazione di Adamo, nel 1513 Papa Giulio II morì. Il successivo papa, Leone X, era il secondogenito di Lorenzo de’ Medici e richiamò Michelangelo a Firenze. Tuttavia questo parentesi fiorentina durò poco. Nel 1537 il nuovo papa Paolo III, della Famiglia Farnese, ricontattò nuovamente Michelangelo che aveva ormai 62 anni per affidargli un nuovo incarico. Se precedentemente aveva raffigurato la genesi, la nuova opera doveva rappresentare la fine del mondo, il giudizio universale. Nonostante l’età e gli acciacchi, montò di nuovo il ponteggio pronto ad utilizzare di nuovo la tecnica della pittura a fresco. Nella sua interpretazione Dio era giunto per dividere l’umanità in buoni e cattivi. E così sulla sinistra ci sono i corpi e le anime dei buoni che si stanno ricongiungendo e vanno in paradiso. Sulla destra ci sono i dannati, coloro che non hanno vissuto secondo la morale cristiana e che vengono spinti in basso dove li aspetta Caronte, il traghettatore dell’Ade. Pitturò 350 figure di cui solo la Madonna vestita. E questo fu causa di polemiche. Si trattò di un’opera dal forte valore politico, un monito ai politicanti dell’epoca, tanto che Caronte sembrava essere il ritratto di Pierluigi Farnese, il figlio del pontefice. Anche in questo Michelangelo lasciò la sua firma. Si dipinse due volte: in una con uno sguardo sofferente perché la sua opera suscitò molte polemiche e calunnie. In un’altra sta aiutando i grandi della letteratura, Dante, Alighieri, Boccaccio, Petrarca, ad uscire dalle loro sepolture e ad andare verso l’alto.

L’ultima commissione in carico all’artista fu la realizzazione della Cupola della Basilica di San Pietro. Con 133 m di altezza, 41,5 di diametro interno rappresenta uno dei simboli distintivi della città. Fu Giacomo Della Porta, uno dei discepoli di Michelangelo, a terminarla in soli 2 anni, cercando di seguire le disposizioni architettoniche del suo maestro. Venne realizzata leggermente più alta e appuntita rispetto al progetto originale che la voleva di forma semi-circolare come il Pantheon. Tuttavia Della Porta, per un timore strutturale, gli diede una forma più verticale in modo da contenere peso e forma verso i 4 grandi pilastri di 71 m di perimetro che ne sorreggono l’intera struttura.

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Cupola Basilica di San Pietro