
Granada misteriosa, Granada enigmatica. Ultima roccaforte musulmana ad essere espugnata nel 1492, è anche la città spagnola che mantiene ancora forti legami culturali con il suo passato musulmano.
COSA VEDERE
L’ aurea arabeggiante di Granada si può respirare passeggiando per l’Albayzín, l’antico quartiere islamico di Granada. Mentre ci si perde per stradine tortuose, ripide e strette svoltando ad ogni angolo si può respirare l’odore del pane appena sfornato e ammirare la tipica architettura araba con ingressi aventi archi polilobati e interni con mattonelle blu e bianche ricche di motivi geometrici. Alla sera ci si può rilassare all’aperto in uno dei ristorantini di Plaza Larga e all’alba è quasi d’obbligo andare al Mirador de San Nicolás, da cui si può ammirare una visuale bellissima sull’Alhambra e sulla Sierra Nevada.
Lasciando la collina su cui sorge l’ Albayzín, Calle Calderería Nueva ci accompagna nella parte inferiore di questo quartiere arabo. Si tratta di un vero e proprio suk che si sviluppa lunga una stradina stretta. Passeggiando per la via ci si perde tra tappeti che cadono dai fili delle finestre, ceramiche nordafricane esposte lungo i banchetti e soprattutto le teterias, bar caratteristici in cui sedersi per assaggiare uno dei tantissimi tipi di tè.
Proseguendo il tragitto si arriva alla Cattedrale di Granada e lì vicino alla Capilla Real dove sono sepolti i re cattolici Isabella e Ferdinando.
Si raggiunge infine l’Alhambra, il complesso storico e architettonico che rende celebre Granada in tutto il mondo





ALHAMBRA
Storia
L’Alhambra è una vera e propria città murata situata per gran parte sul Colle della Sabika. Il nome deriva dall’arabo “al-Ḥamrā’” (la Rossa) visto che il nome intero era Qalʿat al-ḥamrā’ʾ (Cittadella rossa). Nel 1238 il sultano Muḥammad ibn Naṣr (noto anche come Naẓar) fece il suo ingresso a Granada, dando vita alla dinastia nasride del Sultanato di Granada. Nazar era chiamato anche al-Ḥamar, “Il Rosso”, perché aveva la barba di colore rossiccio. Quando entrò trionfatore nella città, fu accolto come vincitore e lui rispose con la frase: Non v’è altro vincitore se non Dio. La stessa che è diventata il motto dello stemma nasride ed è riportata in tutta l’Alhambra. Muḥammad ibn Naṣr edificò il primo nucleo del palazzo, si trattava dell’Alcazaba, la fortezza militare. Suo figlio Muhammad II, amico di Alfonso X di Castiglia, lo fortificò e inoltre decise di utilizzare il resto della collina per creare un luogo esclusivo di difficile accesso riservato alla famiglia reale. Si trattava dei palazzi nasridi, oggi fiore all’occhiello dell’Alhambra. Dopo la parte militare e reale, si sviluppò il resto della città con la parte civile, di conseguenza molte persone iniziarono a vivere sulla collina della città di Granada essendo dotata dei servizi necessari: scuole, moschee, botteghe. Alla fine del XIV secolo l’Alhambra era ormai una città consolidata.
Il periodo nazari è quello di maggior prestigio per la storia dell’Alhambra. Con la caduta della dinastia araba, i re cattolici giunsero a Granada ma non vissero qui. Proclamarono la famiglia Tendilla-Mondéjar come governatore dell’Alhambra. I Tendilla legarono il loro nome alla storia della fortezza per circa due secoli (XVI-XVII) conservando il patrimonio artistico e culturale che i musulmani avevano creato durante il loro regno e favorendo opere di riqualificazione. Per quanto riguarda i musulmani e gli ebrei rimasti a Granada, nel giro di pochi anni iniziarono a manifestare contro le conversioni imposte dai re cattolici culminando nella Ribellione delle Alpujarras (1499-1501). I cattolici ebbero la meglio e nel 1502 tutti i musulmani furono obbligati a convertirsi al cattolicesimo o, in caso di rifiuto, espulsi. La politica spagnola raggiunse il suo apice nel 1567 quando il Re Filippo II promulgò il decreto noto come Sanzione Pragmatica, in base al quale tutti i musulmani furono costretti non solo a cambiare religione ma anche ad abbandonare i loro usi e costumi (lingua, abbigliamento…).
Per quanto concerne l’Alhambra, la famiglia Tendilla-Mondéjar governò fino al 1718 quando il Re Filippo V li espropriò del titolo onorifico. Da quel momento l’Alhambra fu abbandonata e per anni preda di saccheggi fino al 1945 quando iniziarono i lavori di riscoperta e ristrutturazione. Nel 1984 L’UNESCO ha dichiarato sia l’Alhambra che il Generalife “Patrimonio Culturale dell’Umanità”.
Puerta de las Granadas
Per accedere all’Alhmabra si oltrepassa la Puerta de Las Granadas, un arco trionfale in stile rinascimentale edificato sotto il mandato del re cristiano Carlo V. Carlo V arrivò a Granada con l’idea di stabilirsi qui e costruire il suo palazzo nell’ Alhambra. Tuttavia non riuscì a realizzare il suo ultimo sogno che era quello di proclamare Granada la capitale di Spagna. Questa sua volontà non fu perseguita da nessun’altro, dal momento che era abbastanza pericoloso porre la capitale a circa 70km dal mare rendendola facilmente attaccabile. Riuscì comunque sia a realizzare alcune opere tra cui la Puerta de las Granadas e il Palacio de Carlos V.

Puerta de la Justicia (1348)
Una volta varcata la Puertas de las Granadas si entra in un viale alberato percorso da tre strade. Prendendo il pedonale Cuesta Empedrada si arriva di fronte a Puerta de la Justicia (Porta della Giustizia). Fu realizzata dopo la costruzione della terza parte della città, quella civile e serviva per raggiungere il centro della città dove confluivano le tre aree (militare, reale e civile). Poco dopo venne aperta anche la Puerta de los siete suelos che collegava la parte civile con il resto di Granada.
In cima alla porta della giustizia c’è una mano, si tratta della mano di Fatima, un simbolo religioso di protezione. Rappresenta i 5 pilastri dell’Islam (la testimonianza della fede, la preghiera, fare l’elemosina, digiunare nel mese di Ramadan e il pellegrinaggio alla Mecca). Alcune volte viene rappresentata con il dito abbassato, in questo caso sta ad indicare Allah. Sull’arco interno della porta è scolpita una chiave, anche in questo caso in riferimento ad Allah, “colui che apre le porte del paradiso”.
In cima alla porta è inoltre presente la scultura della Vergine Maria con in braccio un bambino, simbolo della riconquista. Granada fu protagonista di una guerra tra musulmani e cristiani che durò circa 10 anni, dal 1482 al 1492 quando Carlo V riuscì a conquistare l’ultima fortezza araba rimasta. I re cattolici, tuttavia, non distrussero nulla di quello che gli arabi avevano costruito in precedenza. Si trattava di un lavoro architettonico laborioso durato dal 1238 fino alla fine del XIV secolo. Rasero al suolo solo la mezquita, per il resto si limitarono ad aggiungere simboli cristiani e a coprire le iscrizioni arabe.



Puerta del Vino (1302-1309)
Superata la Puerta de la Justicia, si arriva ad una piazza in cui si trova la Puerta del Vino . Era la porta di accesso principale alla Medina, la cui muraglia serviva come protezione per il settore residenziale e artigiano.
L’etimologia “vino” viene da un’errata traduzione. Mentre nei vari paesi per indicare il vino rosso si utilizza il colore stesso (es. vino rosso in italiano, red wine in inglese), in Spagna si utilizza tinto (vino tinto). Quando i cristiani conquistarono la città iniziarono a chiamarla puerta del tinto fino ad assumere il nome finale di Puerta del Vino. In realtà con tinto si voleva intendere il colore della porta che era il rosso. Come tutta l’Alhambra anche questa porta fu costruita con la terra argillosa della Collina della Sabika di Granada che era appunto di colore rosso.
Alcazaba
Fu il primo nucleo ad essere costruito. Si trattava della zona militare ed era quindi destinato ai soldati. C’erano case più grandi e altre più piccole per gli uomini celibi. Mentre il capo delle armate viveva nell’abitazione più amplia. I soldati potevano godere del momento di ozio in fondo all’intera area dove era ubicato l’hammam, il bagno pubblico in cui andavano per lavarsi e rigenerarsi. Era un’area protetta circondata dalla muraglia e da tre torri: Torre de la Vela, Torre Quebrada e Torre del Homenaje. Le guardie erano solite salire in cima a Torre della Vela per controllare. In un successivo momento i re cattolici aggiunsero le campane come simbolo della riconquista.
Un altro elemento interessante che si può ammirare nell’Alcazaba è il Jardín de los Adarves, un giardino che si trova all’entrata dell’Alcazaba, realizzato quando quest’ultima perse il suo ruolo di fortezza militare. Da qui si può godere di uno dei panorami più belli della città e dei suoi dintorni. Si scorge infatti la Sierra Nevada con il Mulhacén, che con i suoi 3.482 m s.l.m. è la cima più alta della Penisola Iberica e la seconda montagna più alta dello Stato iberico dopo il Teide (Tenerife). Il nome deriva da “Mulay Hacen”, un sultano di Granada che secondo una leggenda venne sepolto sulla montagna.




Palacio de Carlos V
Quando Carlo V arrivò a Granada si innamorò dell’Alhambra e decise di costruire qui il suo palazzo. Si trattava di una struttura in stile rinascimentale con un patio circolare interno di 30 metri di diametro. L’edificio si sviluppa su due livelli: la pianta bassa è sorretta da 32 colonne in stile dorico mentre quella superiore da 32 colonne in stile ionico. L’architetto Pedro Machica inizò l’opera nel 1527 e quando Carlo V morì nel 1558 il palazzo non era terminato. Quando il figlio Filippo II prese il potere, si trasferì a Madrid dove pose la capitale, ponendo così fine al sogno del padre di ergere Granada a città principale della Spagna.

I palazzi nasridi
Sono un insieme di edifici costruiti dai sultani che per circa 200 anni decisero di vivere qui. Furono costruiti dopo l’Alcazaba, il Generalife e il Partal negli anni 30 del XIV secolo. Il Palacio del Partal è il più antico tra i palazzi. Il sulatano Muhammad III lo costruì tra il 1302 e il 1309. Come in altri palazzi nazari di epoca successiva, una volta entrati si può ammirare una vasca rettangolare alla cui estremità si trova un portico d’accesso alla sala principale. E’ noto anche per fornire uno degli scorci più suggestivi dell’Alhmabra con un colpo d’occhio sul Sacromonte, il quartiere gitano più caratteristico di Granada.
Altri palazzi che si possono ammirare sono il Palacio de Abencerraje di cui rimangono i resti, il Palacio de Los Leones il cui patio di ingresso è uno dei più rappresentativi di tutta l’Alhambra e Granada e il Palacio de Comares.



Generalife
Era la residenza estiva dei sultani nasridi. E’ formato da due giardini principali.
- Patio de la Acequia (Corte del Giardino Acquatico) il cui nome deriva dal canale che attraversa tutta la pianta rettangolare;
- Jardin de la Sultana (Giardino della Sultana o Cortile dei Cipressi), secondo la leggenda il giardino prende il nome dagli antichi cipressi, il più famoso dei quali è il Cipresso della Sultana sotto il quale Boabdil (o Muhammad XII, di fatto l’ultimo sultano del Sultanato di Granada) sorprese sua moglie con un cavaliere abencerraje.
Dopo la conquista di Granada i Re Cattolici permisero un sindaco nella tenuta e la città diventò proprietà privata fino al 1921 quando lo Stato riuscì a ricuperarla.



