La Murgia Materana

Gli esordi della storia di Matera vanno ricercati nella Murgia, denominata nel 1990 Parco Regionale Archeologico Storico Naturale delle Chiese Rupestri. L’aspetto geologico è cruciale per comprendere gli eventi che si sono succeduti dal periodo dei dinosauri ad oggi.

GEOLOGIA DEL TERRITORIO

Iniziando il percorso nel Parco ci imbattiamo in un buco profondo 1 metro scavato nel calcare con la funzione di raccolta delle acque piovane. Due sono le tipologie di rocce che troviamo a Matera: il calcare, pietra viva dura e impermeabile, e la calcarenite, quest’ultima porosa e friabile, per questo più facile da lavorare. I sassi di Matera, come anche le cisterne, erano scavati nella calcarenite e poi rivestite a coccio pesto per impermeabilizzarne le pareti ed evitare l’entrata o fuoriuscita dell’acqua. La tecnica del coccio pesto veniva già usata in epoca romana. Quindi il fatto di trovare un sistema di approvvigionamento idrico tramite un buco scavato su calcare  risale a 8 mila anni fa, quando furono edificati 6 villaggi neolitici, il primo nucleo di presenza umana a Matera.

Tuttavia, ulteriori resti sono stati trovati nei dintorni a testimonianza dell’evoluzione del territorio. Nella Murgia e nei dintorni pugliesi si trovano infatti le gravine, canyon profondi 150 metri che si sono creati nella zona carsica per scorrimento violento di acqua da superficie. La gravina si creò circa 1 milione di anni fa. Prima di ciò, Matera era sotto il livello del mare ed emerse per sollevamento tettonico raggiungendo l’attuale altezza di 500 metri. 2,5 milioni di anni l’intera zona era attraversata dalla fossa marina denominata bradanica profonda 300 metri che partiva da Metaponto, tagliava in due la Basilicata e finiva nel Foggiano. A testimonianza di questo nel 2006 è stata trovata nella Murgia Materana una balena fossile lunga 27 metri. Non solo passeggiando per la città si possono ammirare resti di capesante incastonati nelle pareti dei sassi.

LE CHIESE RUPESTRI

La Murgia Materana conta 156 chiese rupestri, la maggior parte delle quali risalenti all’VIII-IX secolo. Si tratta di insediamenti di monaci, molti dei quali provenienti dall’Oriente. In questo periodo infatti nell’impero bizantino si sviluppò l’iconoclastia, movimento religioso che proibiva l’utilizzo di immagini sacre. Molti monaci fuggirono dalla Turchia rifugiandosi a Matera e nei paesi limitrofi come Mottola, Ginosa, Laterza. Nei pressi delle chiese, all’interno delle quali troviamo resti di dipinti su intonaco, veniva costruito il CENOBIO, la casa grotta del monaco all’interno del quale era sempre presente la canna fumaria, la cisterna e la mangiatoia per pecore. Inoltre i monaci erano soliti coltivare orti botanici per sopperire al fabbisogno alimentare quotidiano e dall’Oriente portarono lo zafferano. Nel corso dei secoli questa pianta si è riprodotta, motivo per cui visitando la Murgia ad ottobre si possono ammirare le prime fioriture di zafferano.

Inoltre nel Medioevo Matera era considerata un punto di passaggio strategico. Sorgeva infatti lungo la Via Appia. Da una parte collegava Brindisi passando per Taranto, dall’altra collegava Roma passando per Benevento. Papa Urbano II si recò a Matera nel 1093 rimanendo qui per 7 mesi e continuando il suo viaggio in altre province del su tra cui Bari. L’obiettivo fu quello di rafforzare il Governo della Chiesa dal momento che nel 1095 convocò la prima crociata.

Tra le varie chiese rupestri, la storia di Madonna delle Tre Porte è alquanto travagliata. Ad oggi non si può entrare all’interno di questa perché chiusa da dei cancelli. Attraverso le sbarre si possono ammirare i dipinti che restano, tra questi la figura di Maria a cui però manca la testa. Tra il 1962 e il 1963 un professore di storia dell’arte tedesco insieme a due suoi allievi si recò nella Murgia e con la tecnica dello strappo rubò circa 15 parti di mosaici. Nell’estate del 1962 ne sparirono una decina. Nell’estate successiva, quando i furti ricominciarono l’Interpol iniziò le indagini e capì ben presto che non si trattava di ladruncoli locali perché vicino alle scene dei furti rinvennero mozziconi di sigarette tedesche. Iniziarono le indagini a partire dagli alberghi del posto che a quel tempo erano tre: Italia, San Domenico e Roma. Il trasgressore venne preso all’Hotel Roma, rimpatriato in Germania e radiato dall’albo dei professori. Dei 15 mosaici rubati solo una parte vennero ritrovati e oggi sono esposti a Palazzo Lanfranchi, gli altri andarono persi per sempre nel tentativo di strappo.