I Delfini di Taranto

I delfini a Taranto sono un’attrazione molto ricercata da parte dei turisti in visita presso la città ionica. Due sono i centri che permettono di andare ad avvistarli: la Jonian Dolphin Conservation e Taras Sub Diving Center. Il consiglio è di prenotare in anticipo, specialmente in estate quando le richieste aumentano.  Per osservarli si esce dalla rada raggiungendo la linea batimetrica dei 500 metri, ovvero il punto in cui il fondale arriva ad una profondità di 500 metri, è lì che avviene il 90% degli avvistamenti dei delfini.

Generalmente, quando pensiamo ai delfini ci vengono in mente quelli dal colore grigio che troviamo negli acquari o al famoso Flipper della serie televisiva. Tuttavia questa specie chiamata tursiope è abituata a nuotare in fondali profondi 100-150 metri, che nel caso di Taranto sono proprio sotto-costa e le attività umane sarebbero di loro fastidio. La specie che nuota a 500 metri nei fondali tarantini, a 5-6 miglia dalla costa, ovvero circa 10 km da riva, è la STENELLA STRIATA. Si chiama striata perché ha le parti laterali chiare sfumate da strisce di grigio.

E’ interessante notare la modalità di respirazione dei delfini che è anche uno dei motivi per cui riusciamo ad avvistarli in superficie. Respirano attraverso lo spiracolo, ovvero una narice che hanno dietro il collo. Questo gli permette di mantenere la vista sul fondale riuscendo a vedere compagni, prede e predatori. Di solito, prima di uscire fuori dall’acqua, a 5-6 cm dalla superficie espirano rilasciando tutta l’aria. Una volta in superficie inspirano. Durante l’atto respiratorio cambiano il 95% di tutta l’aria, a differenza di noi mammiferi terrestri che ne cambiamo il 20-30%. In base alla specie riescono a stare sott’acqua fino a 20 minuti.

Mentre per noi la respirazione è un atto involontario, per i delfini è un atto volontario, quindi per rimanere in vita questa specie è consapevole di dover eseguire il processo visto sopra. Questo si riflette anche durante il sonno, chiamato uniemisferico: mentre metà cervello dorme, l’altra metà resta sveglio dando l’impulso per nuotare e respirare. Spesso nuotano in coppia così da unire entrambe le parti sveglie ed avere lo stesso una visuale completa. Essendo un atto volontario, può succedere che i delfini lo utilizzino per compiere l’asfissia autoindotta ovvero decidere in maniera consapevole di non respirare arrivando alla morte, chiudendo lo spiracolo e non aprendolo mai più. Questo è ciò che è successo al famoso Flipper e a 4 delfini di un delfinario  che volontariamente si sono adagiati sul fondale marino decidendo di non risalire in superficie e morendo per auto-soffocamento.

La bellezza di questi meravigliosi animali che vivono nel loro ambiente naturale sono la liberà e la curiosità. Vivono in gruppo, consapevoli dei loro spazi e di poter contare sui propri compagni. Sono estremamente intelligenti, si lasciano avvicinare dalle nostre barche e dai nostri gommoni interessandosi ai turisti che si avvicinano per scattare foto senza mostrare aggressività. Dovremmo impegnarci nel proteggere questa specie nella condizione ideale per la loro sopravvivenza, il mare aperto, invece di rinchiuderli e darli in pasto a visitatori solo per puro divertimento. Come scrisse Plutarco: Nel delfino soltanto si trova, in relazione all’uomo, quella cosa che vanno cercando tutti i migliori filosofi, ovvero l’amore disinteressato. Questo animale, infatti, non ha bisogno di ricevere nulla dagli umani e, dal canto suo, nei confronti di tutti gli uomini mostra la sua benevolenza e amicizia.