Corno alle Scale

Una giornata di maggio passata sul Corno alle Scale, in un paesaggio colorato a metà tra l’inverno e la primavera. La bellezza dell’appennino bolognese risiede tutta qui: ci permette di passare da ambienti boschivi ad altri tipici dell’alta quota in cui le nude rocce si stagliano contro il cielo terso e la brezza del vento accarezza pungente la pelle del viso.

Sono partita dal Cavone e da lì ho raggiunto la Valle del Silenzio e il passo della Porticciola per arrivare poi sulla cima del Corno alle Scale, 1945 m di altezza.  Da lì ho camminato sole in faccia lungo i crinali, una linea storica che divide Bologna da Pistoia e Modena. Sono arrivata fino al Lago Scaffaiolo, per una parte ancora sommerso dalla neve fresca. Lì mi sono ristorata al rifugio Duca degli Abruzzi, una pausa rilassante sul prato con ottima cucina locale, tagliatelle ai funghi. Per poi scendere lungo la Val di Gorgo e ritornare al Cavone.

Dozza

A circa mezz’ora da Bologna, in direzione Imola, c’è un borgo medievale incastonato sul crinale di un colle, Dozza. Ad accogliere i visitatori c’è la sua rocca e i suoi murales che disposti sui muri delle case lungo un percorso circolare fanno di questa cittadina un vero e proprio museo d’arte moderna a cielo aperto.

La Rocca

Si tratta di una costruzione di origine medievale trasformato da Caterina Sforza in castello fortificato. In epoca rinascimentale divenne residenza nobiliare dei Marchesi Campeggi e Malvezzi e fu dimora dei loro eredi fino al 1960. Le indagini storiche hanno consentito di individuare quattro fasi chiave per lo sviluppo del complesso:

  • Fortezza Medievale dal 1300 al 1480
  • Fortezza Rinascimentale dal 1480 al 1554, sotto la Signoria Riario-Sforza
  • Residenza tardo-rinascimentale dal 1565 al 1594, sotto la signoria dei Conti Campeggi
  • Residenza Settecentesca, 1795, con le alterne vicende dei casati Campeggi e Malvezzi che portarono ad un ampliamento del palazzo.

La Rocca consente di ammirare i locali in cui si svolgeva la vita quotidiana durante il XVII secolo: la foresteria, la lavanderia, le antiche cucine. Nella torre maggiore riposa il fantastico drago Fyrstan. La leggenda narra che nel 1062 in un bosco adiacente Dozza un mostro uccideva bestiame e avvelenava corsi d’acqua; un cavaliere e i suoi uomini provarono ad ucciderlo ma il drago si rifugiò nel castello senza più uscirne. Nelle cantine ha sede l’enoteca regionale Emilia Romagna.

Murales

I dipinti sulle facciate delle case accompagnano i visitatori alla scoperta dei vicoli di Dozza. A ricordare l’unicità di questa galleria d’arte a cielo aperto c’è l’evento “Il muro dipinto” , una rassegna di pittura attiva dal 1960 in cui centinaia di artisti si riuniscono per dipingere dal vivo le abitazioni della città. La Biennale si tiene a settembre, negli anni dispari.