Caserta
LA REGGIA DI CASERTA
Fu commissionata nel XVIII da Carlo di Borbone, conosciuto anche come Carlo III Re di Spagna che fu Re di Napoli dal 1734 al 1759 e Re de della Sicilia dal 1735 al 1759. La somiglianza con la Reggia di Versailles non è un caso, tanto che la distanza che intercorre tra Parigi e Versailles è la stessa di quella tra Napoli e Caserta. Figlio di Filippo V Re di Spagna, che a sua volta era nipote di Luigi XIV, il Re Sole, mosso dalla competizione con i reali di Francia, cercò di distinguersi in maniera pragmatica impegnandosi nella costruzione di opere gigantesche e ad alto valore sociale come l’Albergo dei Poveri, con l’obiettivo di accogliere i meno abbienti del regno, e il Teatro San Carlo, il primo teatro dell’opera al mondo, predecessore della Scala di Milano e della Fenice di Venezia. La madre era la raffinata Elisabetta Farnese, principessa di Parma e Piacenza, nonché discendente in linea diretta di papa Paolo III.
La Reggia di Caserta è stata costruita in stile neoclassico ed ogni elemento è permeato da un forte simbolismo riferito a miti e storie del passato. Si inizia la visita dallo scalone d’onore, una rampa di gradini al termine del quale il visitatore è accolto da due leoni posti ai lati la cui zampa è poggiata su una corona a significare la potenza del re. Centralmente si innalza la statua del re con scettro e corona, simbolo di autorità, e di nuovo il leone, simbolo di forza: autorità e forza, il tutto a rappresentare il sovrano nell’esercizio delle sue funzioni. Sulla volta ellittica dello scalone d’onore si può ammirare l’affresco del pittore Girolamo Starace costituito da quattro tondi raffiguranti le Allegorie delle Quattro Stagioni e al centro la Reggia di Apollo.
Terminato questo primo livello si passa al vestibolo superiore su cui si apre la Cappella Palatina, nome che si ricollega alla prima Cappella Palatina fatta costruire ad Aquisgrana da Carlo Magno nell’800. La bellissima volta che si erge sopra di noi non è originale perché durante la Seconda Guerra Mondiale molte bombe caddero distruggendo il soffitto. Resti di questa devastazione si possono notare nelle colonne in stile corinzio scheggiate lungo il fusto. Gli appartamenti reali erano preceduti da una serie di anticamere: la prima di queste è la Sala degli Alabardieri in cui si può subito notare lo stemma di 3 gigli rappresentante i Borboni di Francia. La seconda è la Sala delle Guardie del Corpo in cui colpisce la statua di Alessandro Farnese, uno dei generali più importanti del XVI noto per le sue doti diplomatiche, qui raffigurato come generale romano vittorioso mentre viene incoronato dalla Vittoria per aver pacificato le Fiandre, teatro di scontro tra cattolici e protestanti. La terza anticamera è il Salone di Alessandro in cui spicca il quadro raffigurante l’abdicazione di Carlo di Borbone a favore del figlio Ferdinando IV nel 1759. Sulla tela è importante notare il signore vestito di marrone: Luigi Vanvitelli, colui che progettò l’intera di Reggia di Caserta, figlio del pittore olandese Gasper van Wittel che sposò la napoletana Anna Lorenzani decidendo di rimanere in Italia. Dopo aver passato la Sala di Marte e la Sala di Astrea, si giunge alla Sala del Trono, un immenso spazio 45×18 che rappresenta il potere assoluto del sovrano. I lavori per la sua realizzazione furono iniziati nel 1811 durante il governo di Gioacchino Murat, generale francese e maresciallo dell’Impero con Napoleone Bonaparte che lo nominò Re di Napoli dal 1808 al 1815. Dopo la parentesi francese la sala fu ultimata nel 1845 da Ferdinando II di Borbone. Tra le decorazioni spiccano 46 medaglioni che rimandano ai 46 Re di Napoli, omettendo i due legati alla casa regnante francese: Giuseppe Bonaparte, fratello di Napoleone, e Gioacchino Murat. Come ultima sala pubblica si visita la Sala di Alessandro che prende il nome dall’affresco sulla volta raffigurante Le Nozze di Alessandro Magno e Roxane. Infine si passa agli appartamenti privati le cui decorazioni sono ispirate alla quattro stagioni. La visita si conclude con una bella passeggiata al Parco Reale della Reggia, anche questo ideato nel progetto originario da Luigi Vanvitelli.










Costiera Amalfitana
Ho approfittato di un meeting di lavoro a Napoli per un week-end lungo. Tre intense giornate per avere un assaggio di questi bellissimi posti: Capri, Amalfi, Sentiero degli Dei, Positano, Sorrento, Ischia.
CAPRI
Dopo essere scesa dal traghetto Napoli-Capri mi sono recata ai Giardini di Augusto da cui si possono ammirare i tre faraglioni, le tre rocce che si ergono imponenti dal mare. Ho proseguito poi per Anacapri, Capri di Sopra, come l’avevano chiamata i greci. In quest’area meritano una visita Villa San Michele e Chiesa San Michele. A Villa San Michele abitò il medico e scrittore svedese Axel Munthe tra il 1896 e il 1907. Originariamente era una villa imperiale romana e infatti molti reperti storici sono tutt’ora conservati nella villa e formano parte integrante dell’abbellimento degli esterni, in quello che qualche anno fa ha vinto il premio di “parco più bello d’Italia”. Dopo il successo del libro autobiografico di Munthe “La Storia di San Michele”, nel 1929 la villa divenne meta di pellegrinaggio di turisti. Quello che più colpisce della Chiesa di San Michele è la dovizia di particolari delle mattonelle del pavimento in cui è raffigurata la storia di Adamo ed Eva.








AMALFI, AGEROLA, SENTIERO DEGLI DEI, POSITANO, SORRENTO
Nel pomeriggio ho preso un altro traghetto e sono ripartita per Amalfi. Dopo un giro per il centro storico, con un autobus mi sono diretta ad Agerola dove ho mangiato la buonissima mozzarella per cui la cittadina è nota. Il mattino seguente, all’alba ho percorso il Sentiero degli Dei che ricollega Agerola a Positano passando per Nocelle. Sono stata molto fortunata, nei giorni precedenti purtroppo il passaggio era stato teatro di violenti incendi con conseguente chiusura. Dopo essermi confrontata con al Pro Loco di Agerola mi è stato comunicato che la variante bassa, riferimento mattonelle 11-10b-9b-7 sarebbe rimasta chiusa, mentre era stata riaperta per Positano la variante alta, riferimento mattonelle 11-10a-9a-8a-7. Con un po’ di coraggio ho iniziato il cammino. La vista mozzafiato sul mare all’alba e l’incontro di qualche curioso passante tra cui dei cagnolini che hanno scortata per parte del percorso, hanno reso il trek leggero e amabile, nonostante la vegetazione annerita dalle fiamme dei giorni precedenti. Partendo molto presto, sono arrivata a Positano alle 10.00. Un giro per la città e un po’ di sole per poi riprendere il traghetto che in mezz’ora mi ha portata a Sorrento dove ho trascorso il pomeriggio e passato la notte. Appena arrivata sono andata a I Bagni della Regina Giovanna, una scogliera a picco sul mare dove la natura prospera ancora selvaggia e incontaminata e l’uomo deve adattarsi a questa ritagliandosi uno spazio sulle rocce che emergono dall’acqua.







ISCHIA
A Ischia sono rimasta una giornata intera. Dopo aver raggiunto Ischia Porto con il traghetto da Sorrento ho noleggiato uno scooter facendo il giro dell’isola in senso anti-orario. Prima sono passata per il quartiere Lacco Ameno caratteristico per il Fungo, lo scoglio a forma di fungo vicino alla costa. Dopo di che ho trascorso un paio di ore all’interno dei Giardini La Mortella, la tenuta del compositore inglese William Walton (1982-1983) e della moglie argentina Susana Gil. Quando i due si trasferirono a Ischia, solo i mirti (le mortelle) crescevano tra le pietre. Con tenacia e perseveranza Susana iniziò a lavorare trasformando la radura spoglia e rocciosa in un giardino tropicale con piante esotiche. Terminata la visita ho continuato il giro dell’isola fermandomi ad ammirare i punti panoramici. Infine ho ripreso la via di casa salutando e ringraziando la costiera per questa breve vacanza rigenerante.





Paestum
SITO ARCHEOLOGICO DI PAESTUM
INTRODUZIONE
La città di Paestum venne fondata dai greci 2600 anni fa (VI AC circa). Il nome attuale gli fu dato dai romani, inizialmente i greci la chiamarono Poseidonia. Questo lo sappiamo dalla scoperta di monetine dell’epoca greca dove si legge il nome Poseidonia. La chiamarono in onore del Dio del mare perché i greci arrivarono da qui implorando la sua protezione. La città venne fondata in un’area già abitata: 8km a nord di Paestum c’è il fiume Sele che all’epoca rappresentava una specie di confine naturale al nord del quale erano stanziati gli etruschi. I greci probabilmente commerciavano con gli etruschi e quando scoprirono un’area poco abitata più a sud decisero di insediarsi costruendo alla foce del fiume Sele l’Heraion, un santuario dedicato alla dea Hera. Oggi l’Heraion non esiste più in quanto i suoi blocchi furono utilizzati per realizzare calce, ma sappiamo della sua esistenza perché dagli scavi iniziati nel 1934 emersero circa un centinaio di metope scolpite nel VI secolo AC. La città di Poseidonia venne fondata a partire dal 560AC dal nulla: si trattava di un grande cantiere in cui artigiani, architetti dovettero pianificare ed edificare strade e monumenti sia pubblici che privati. Ancora oggi sono visibili i tre templi originali che emersero da questa opera di ingegneria antica: Tempio di Hera (550 AC), Tempio di Athena (510 AC), Tempio di Poseidone o Nettuno (450 AC). Se a nord gli scambi commerciali con gli etruschi erano favorevoli, non si poteva dire lo stesso di altre popolazioni italiche che abitavano nei dintorni, tra questi i lucani che conquistarono Poseidonia nel 420 AC e vi rimasero per circa 150 anni fino all’arrivo dei romani. Questi ultimi giunsero qui con 7000 veterani, marinai della flotta imperiale stanziata a Capo Miseno, a Nord di Napoli, cambiando il nome della città in Paestum. Rispetto all’insediamento greco originario, i romani mantennero la stessa organizzazione planimetrica : un’area sacra a sud e a nord, mentre l’area pubblica nella parte centrale. L’area residenziale si trovava verso il mare e si accedeva da lì attraverso le strade. Anche l’impianto urbanistico rimase quello greco: strade con piante a scacchiera a cui i romani aggiunsero la pavimentazione per un migliore utilizzo. Con i romani la città si espanse ulteriormente fino ai primi secoli DC. Tuttavia, l’impaludamento costante verso la zona costiera che restringeva gli spazi di vita della popolazione costrinse ad un progressivo abbandono della zona a partire dal V DC.
AREA SUD: TEMPIO DI POSEIDONE E TEMPIO DI HERA
La visita comincia nella parte sacra meridionale in cui si trova il Tempio più recente di Poseidone (450 AC) e quello più antico di Hera (550 AC). Entrambi dorici e costruiti in travertino, si riesce a cogliere la differenza temporale dalle tecniche di costruzione utilizzate. Il primo aveva un numero di colonne pari di 6×14, mentre il secondo dispari di 9×18. Avere un numero di colonne pari indicava un’evoluzione dell’impianto architettonico: in questo modo era più semplice collocare la divinità venerata nella parte centrale. Inoltre le colonne del Tempio di Poseidone hanno un’entasi, un rigonfiamento, più pronunciata dando al santuario una struttura più slanciata, mentre quello di Hera ha una forma più appiattita, indice di una costruzione di età arcaica.
AREA CENTRALE
Proseguendo verso nord si passa per la parte centrale adibita a spazi pubblici, tra cui le terme. Continuando a camminare lungo il ramo principale notiamo resti di colonne rialzate, ad indicare che 2000 anni fa i romani camminavano su marciapiedi rialzati, pavimentati e coperti. Si arriva al compitum, ovvero l’incrocio principale della città su cui sorgeva il foro, la piazza principale della città romana in passato agorà greca, che si estendeva in un enorme spazio lungo 200 m e largo 60m. Tra gli edifici che lo componevano c’era: un tempio romano come ingresso principale, dal lato opposto la basilica quindi il palazzo di giustizia, alle sue spalle il mercato coperto, un gran numero di botteghe e taverne e infine l’anfiteatro, il cuore della città romana. Prima di raggiungere parte settentrionale si passa vicino ad un edificio greco interamente conservato: era l’heroon della città, ovvero il santuario monumentale dedicato all’ecista di Poseidonia, il fondatore che aveva individuato il punto esatto in cui costruire la città greca. I romani, in rispetto dell’edificio, costruirono un muro intorno per indicarne l’inviolabilità e lo interrarono. Quando iniziarono gli scavi furono ritrovati 8 vasi di bronzo e un’anfora perfettamente conservati. In alcuni vasi era presente una sostanza viscosa che dopo l’apertura dei tappi in sughero, al contatto con l’aria si è decomposta. Probabilmente era miele dal momento che in questa tomba simbolica non sono state trovate ossa o ceneri umane.
AREA SETTENTRIONALE: TEMPIO DI ATHENA
Si giunge infine alla parte settentrionale in cui sorge il Tempio di Athena, costruito alla fine del V secolo AC rialzato da un basamento di tre gradini e il cui colonnato di 6×13 colonne doriche racchiude la cella, in cui si trovava la statua della divinità.





